L’organizzazione dello spazio sonoro nell’Orfeo di Claudio Monteverdi: modelli e strutture.
Abstract
Il saggio propone una disamina di alcuni aspetti del linguaggio musicale dell’Orfeo alla luce delle ricerche svolte dagli autori sull’organizzazione dello spazio sonoro nella polifonia del Cinquecento. Gli autori muovono dalla convinzione che i compositori del tempo, all’atto della composizione, disponessero di precisi criteri in tal senso, non coincidenti in toto con il concetto di ‘modo’, ma a esso in larga parte commensurabili. Dopo aver riassunto l’analisi ‘tonale’ dell’Orfeo proposta da Eric Chafe nel 1992, gli autori affrontano due tratti rilevanti della scrittura dell’opera: il ricorso al tipo tonale beq-A, che configura di volta in volta differenti criteri organizzativi, rispondendo a situazioni drammatiche assai differenziate; e l’uso delle progressioni, in particolare nella parte del Basso, che conferisce a molte pagine un carattere arioso ‘profondo’, distinto dall’ariosità ‘di superficie’ delle canzonette di stampo chiabreriano. Chiude il lavoro un accenno al tipo tonale b-D, sul quale si preannuncia un’indagine futura.
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PDFDOI: http://dx.doi.org/10.6092/1826-9001.8.739
Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Pavia n. 552 del 14 luglio 2000 – ISSN elettronico 1826-9001 | Università degli Studi di Pavia | Dipartimento di Musicologia | Pavia University Press
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