Francesco Rocco Rossi
Abbas Populeti vel magister
Blasius
Presso la Biblioteca Trivulziana di
Milano è conservato il Liber Musices (Ms. 2146),
sontuoso codice membranaceo redatto tra gli anni ’80 e
’90 del XV secolo da un Florentius Musicus[1] su commissione del
cardinale Ascanio Maria Sforza, fratello di Ludovico il Moro
signore di Milano. Si tratta di un trattato di teoria musicale,
suddiviso in tre libri, al cui interno ricorrono frequentissimi
riferimenti a opere di auctores antichi e moderni. Tra i
‘contemporanei’ spicca per quantità di citazioni
un enigmatico personaggio, Abbas Populeti vel magister
Blasius, al quale Florentius tributa grande stima e
autorevolezza.
Ma chi era questo Abbas Populeti?
Varie ipotesi sono state formulate e tutte convergenti verso
l’ambiente musicale napoletano, evenienza assolutamente
plausibile dal momento che nella lettera dedicatoria del trattato
(c. 1v) Florentius dichiara di aver fatto parte
dell’entourage di Ascanio a Napoli e Roma. Gli
studiosi che se ne sono occupati concordano
nell’identificarlo in Biagio Romero, annoverato nel 1451
quale membro della cappella musicale del re Alfonso I il Magnanimo
di Aragona,[2] ma permane
l’incertezza in merito alla qualifica Abbas Populeti:
cosa può indicare? È stata prospettata
l’eventualità che si trattasse di un abate del monastero
di S. Maria del Popolo di Napoli,[3] ma questa ipotesi è da scartare in
quanto tale monastero venne edificato successivamente al periodo di
redazione del codice.
Spunti interessanti di ricerca si
ricavano, però, dalla lettura degli appunti sul Liber
Musices redatti nel 1775 da Don Carlo Trivulzio (ultimo
possessore del manoscritto) su due fascicoli cartacei di 10 pagine
da lui stesso allegati al codice. Il commento trivulziano è lo
straordinario frutto di una ricerca lungimirante e ottimamente
condotta (soprattutto considerati i mezzi disponibili a
quell’altezza cronologica), tale da fornire importanti
informazioni. Trivulzio, infatti, ha centrato in pieno il nocciolo
del problema stabilendo, in primis, un legame tra il
Magister Blasius e Blasio Romero (evidentemente lo stesso
cantore sopra menzionato), noto ai bibliofili per avere
incoraggiato l’attività napoletana del famoso stampatore
Mattia Moravo, e contemporaneamente paventando (pur negandola per
mancanza di documentazione) la possibilità che il titolo di
Abbas Populeti facesse riferimento al Monasterio de Poblet
in Catalogna.
Questa deduzione si è rivelata,
a mio avviso, corretta: sulla scorta, infatti, di vari riferimenti
al Blasius editore, di sue citazioni anche in un altro trattato
teorico (di area spagnola) e del legame molto stretto fra il
cenobio catalano e la corona aragonese-napoletana, è possibile
formulare un identikit del nostro teorico. Secondo me Abbas
Populeti, ovvero Blas Romero, fu un monaco (forse abate) del
monastero di Poblet, che ante 1451 si trasferì a Napoli
in qualita di cantore presso la cappella reale di Alfonso I il
Magnanimo. Presso la corte partenopea scrisse il trattato citato
oltre che nel Liber Musices anche nella Introduction muy
breve de canto llano di Cristobal de Escobar, non limitandosi
comunque alle sole esperienze musicali, bensì patrocinando a
Napoli anche attività editoriali come quelle dello stampatore
Mattia Moravo. Questa mia ricostruzione – che sarà
oggetto di ampie argomentazioni in un articolo di prossima
pubblicazione – costituisce un nuovo (e si spera prezioso)
contributo allo studio del Liber Musices della Trivulziana e
delle sue fonti.
18 ottobre
2004
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[1]
L’estensore del trattato è stato identificato in
Florenzio de Faxolis da Enrico Motta alla fine del XIX secolo. Cfr.
EMILIO MOTTA, Dell’autore probabile di un prezioso codice
musicale della Trivulziana, «Bollettino storico della
Svizzera Italiana », XXI, 1899, pp. 76-77.
[2] CAMILLO
MINIERI RICCIO, Alcuni fatti di Alfonso I di Aragona dal 15
aprile 1437 al 31 di maggio 1458, «Archivio storico per le
province napoletane», VI, 1881, p. 66.
[3] Cfr. ALBERT
SEAY, The "Liber Musices" of Florentius de Faxolis, in
Musik und Geschichte. Leo Schrade zum sechzigsten
Geburtstag, Köln, Arno Völk, 1963, pp. 71-95: 80n.;
ALLAN ATLAS, Music at the Aragonese Court of Naples,
Cambridge, Cambridge University Press, 1985, p. 84. Si veda anche
GIANLUCA D’AGOSTINO, Note sulla carriera napoletana di
Johannes Tinctoris, «Studi musicali», XXVIII/2, 1999,
pp. 327-362: 356n. Mi risulta che di questo argomento si sia
occupato soprattutto Carlo Galiano in una relazione dal titolo
Musica e orientamenti culturali nella cappella napoletana degli
Aragonesi: l’attività di Blas Romero, letta al XVI
Congresso Internazionale di Storia della Corona d’Aragona
(Napoli-Caserta-Ischia, 18-24 settembre 1997), purtroppo ancora non
pubblicata.
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