Trattamento con Ranibizumab della neovascolarizzazione coroideale associata a vasculopatia coroideale polipoidale

Mirella Lizzano - Clinica Oculistica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Francesco Stringa - Clinica Oculistica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Alessandro Bianchi - Clinica Oculistica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Manuela Imparato - Clinica Oculistica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Laura Giannì - Clinica Oculistica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Valeria Mogavero - Clinica Oculistica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Consuelo Gronda - Clinica Oculistica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Giulio Vandelli - Clinica Oculistica, Università degli Studi di Pavia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia

Abstract


Scopo dello studio è valutare a tre mesi l’efficacia di Ranibizumab in termini di acuità visiva (AV) e spessore foveale centrale (SFC) in pazienti affetti da vasculopatia coroideale polipoidale (PCV) e individuare possibili fattori clinici-morfologici prognostici capaci di influenzare la risposta al trattamento. Sono stati trattati 24 occhi di pazienti affetti da PCV. È stato condotto un esame clinico completo a 0 (t0) e a 3 (t1) mesi. I criteri di inclusione comprendono diagnosi di PCV secondo le linee guida del gruppo di studio giapponese del 2005 e un acuità visiva con miglior correzione (BVCA) ≥0.2. I pazienti sono stati stratificati in tre gruppi in relazione al pattern morfologico delle lesioni osservato all’angiografia secondo la classificazione di Yuzawa: lesioni simili a microaneurismi (gruppo 1), grosse dilatazioni terminali (gruppo 2), vasi dilatati dal decorso inusuale (gruppo 3). Il farmaco si è rivelato efficace in maniera significativa nel ridurre SFC e migliorare AV sull’intera popolazione di studio. Il recupero funzionale maggiore si è osservato nei pazienti del gruppo 1, mentre il miglioramento del quadro anatomico si è espresso maggiormente nei gruppi 2 e 3.


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DOI: http://dx.doi.org/10.6092/2039-1404.125.1153



ISSN cartaceo: 0390-8283 - ISSN elettronico: 2039-1404 - Periodicità trimestrale - Pubblicato dal 1886 - Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale di Pavia
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Università degli Studi di Pavia - Facoltà di Medicina e Chirurgia - Policlinico "San Matteo"

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